Cristo e Umiltà


Con l’elezione di Papa Francesco, la Chiesa è ad una svolta che mi piace definire “storica”. La strada che intende intraprendere il Papa è quella del Vangelo, così bene interpretato dal Santo di Assisi. Al primo posto l’amore e, conseguentemente, l’umiltà, la semplicità e il saper ascoltare chi è povero e chi soffre. Ricordiamoci che anche il Cristo disse: “quello che farete al più piccolo di questi miei fratelli, l’avrete fatto a me”, riferendosi agli ammalati, ai prigionieri e ai poveri.
Il messaggio della semplicità e dell’umiltà, con i primi esempi già messi in atto da Papa Francesco non sarà tanto facile da mettere in pratica, soprattutto in una Chiesa che, ai nostri giorni, sembra “svilita” e notevolmente “cambiata” da come era stata concepita in origine dal Cristo e dai suoi Apostoli.
Non solo, oggi, purtroppo, il credere in Cristo, l’avere fede, sembra essere diventato molto difficile. È infatti in atto un vero e proprio processo di “scristianizzazione” che vuole far credere a chi ancora si pone dei dubbi, che il figlio di Dio, sia soltanto una sorta di favola per i bambini o per quelle persone che, non volendo pensare che dopo la vita non ci sia nulla, si “aggrappano”, per così dire, ad una sorta di “credenza” popolare.
Ma siamo certi che la fede, l’esistenza di un “qualcosa” dopo questa vita terrena, l’esistenza stessa di Gesù Cristo, siano solo delle invenzioni? Esiste un modo per conoscere la verità, o quanto meno avvicinarsi ad essa?
Chi scrive è un uomo di fede che crede in una “esistenza” successiva alla morte del nostro corpo fisico e crede che la verità sia in Cristo. Gesù infatti disse: “…Io sono la via, la verità e la vita. Chi crede in me vivrà in eterno…”. Ma cosa significa “credere in Gesù”? Quale è la “strada” da intraprendere per seguire Gesù? E quali prove scientifiche moderne possono aiutarci a credere nell’esistenza del Cristo?
Credere in Gesù significa seguire il Vangelo, principalmente il discorso della montagna (le cosiddette Beatitudini che consiglio caldamente di andare a leggere nel Vangelo), considerato persino dal Mahatma Gandhi un grandioso esempio di Amore. Il messaggio centrale del Vangelo è semplice: di amarci tra di noi come Gesù ci ha amato, di amare il nostro prossimo come noi stessi, di amare i nostri nemici, di amare tutti. In una società come quella in cui oggi viviamo, sembra molto difficile amare il nostro prossimo o, addirittura, il nostro nemico. Ma Gesù è chiaro: amare chi già ci ama non serve ad assicurarci la beatitudine del Paradiso. Amare i nemici, perdonare chi ci ha offeso, questo sì che è molto difficile, ma non impossibile da attuare. Bisogna pensare che la via per la beatitudine è la sofferenza, la croce. Seguire la “croce” significa proprio accettare le sofferenze, perdonare tutti e tutto ed essere altruisti. Come è possibile far del male, o peggio, sopprimere la vita ad un bambino appena nato? Come si può uccidere un genitore che ci ha messo al mondo? Cioè, come si può fare del male in maniera così atroce? È certo la mano del “male” che, come il “bene” è sempre presente e sempre in agguato per far sì che ognuno di noi “perda” la strada da seguire e “cada” nella trappola del “lato oscuro”.
Ma l’uomo, purtroppo, è più “attratto” dal potere, dal dominio dell’uomo sull’uomo, piuttosto che divenire “servo” del prossimo, povero ed umile come il Padre Serafico Francesco. Servire il prossimo ed essere “poveri” (umili) richiede coraggio e sofferenza. Avere il potere, invece, assicura tranquillità, svaghi, sicurezza dell’avvenire, ma anche vizi, cattiveria, egocentrismo….
Riguardo alle prove scientifiche dell’esistenza del Cristo, mi voglio rifare all’apparizione di Gesù a Maria Maddalena che, piangendo per il dolore di non avere trovato più il corpo del suo Maestro, sentì la voce (“donna perché piangi? Maria!…) e “vide” Gesù (morto crocifisso e già sepolto). Maria cercò di abbracciare il Maestro, ma Gesù glielo proibì dicendo: “non mi toccare, perché non sono ancora asceso al Padre mio”. Questa frase è stata analizzata alla luce delle più recenti scoperte scientifiche della fisica teorica, secondo cui l’universo in cui viviamo è una grande armonia di “particelle” definite “stringhe” (come una sorta di cordicelle) che, come le corde di un violino, vibrando creano tutti i tipi di particelle di energia e materia. Esistono due tipi di particelle: i fermioni, che rappresentano le particelle o stringhe di materia (elettroni, protoni, neutroni e quark che costituiscono gli atomi) ed i bosoni, che rappresentano le particelle o stringhe di energia (fotoni, gravitoni, gluoni che costituiscono le particelle mediatrici delle forze). Queste sono in “corrispondenza biunivoca”, quindi dalle particelle di massa si ottengono le particelle di energia e viceversa, secondo anche quanto prevede la celebre equazione di Einstein E = mc2. Ma cosa c’entra questa sorta di “lezione” di fisica teorica con Gesù? È molto semplice. Il “corpo glorioso” del Cristo, appena dopo risorto, era formato da “stringhe bosoniche” quindi non era della stessa sostanza di cui sono costituiti i nostri corpi, ma di una sostanza molto più “sottile” più vicina ad una sorta di “plasma-energia”. Una volta poi “congiunto con il Padre”, sarebbe divenuto un “corpo” formato da fermioni e bosoni, quindi da entrambi i tipi di particelle (o stringhe) ma non in “questa” dimensione, cioè quella della nostra esistenza, bensì nella dimensione del “superspazio” dove non esistono tempo e spazio così come lo concepiamo noi. In quella dimensione non esiste il “prima” e “dopo”, l’Universo semplicemente “è”.
Questo ragionamento fisico potrà benissimo essere contestato, ma è l’unico che sembra essere il migliore per aprire uno spiraglio alla spiegazione del fenomeno della “resurrezione del corpo glorioso” del Cristo secondo le conoscenze scientifiche più recenti.
Giunti a questo punto, concludo, consigliando i miei lettori di intraprendere la strada dell’Amore, della semplicità, dell’altruismo e del perdono. L’unica strada, l’unica via e verità che ci farà giungere ad una pienezza di vita, alla beatitudine della “visione” dell’Assoluto, è questa. Inoltre, da buon francescano laico, sprono chi mi legge a rispettare Madre Terra, quindi la Natura con tutte le sue creature e meraviglie che soltanto un Dio d’amore e sempre disposto al perdono, poteva donarci.
Amatevi fratelli, amatevi l’un l’altro come Lui ci ha amato: da questo potranno riconoscere che siamo Suoi discepoli, dall’Amore che sappiamo offrire e dai sacrifici che sappiamo fare.
    
    
    

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